E' possibile, mi chiedo, vivere la propria vita intensamente, assaporando ogni singolo istante dell'esistenza, approfittando di ogni occasione, di ogni conoscenza, senza rimorsi, rimpianti, rimanendo sè stessi, coerenti con le proprie scelte precedenti? E' possibile questo, mi chiedo, vivendo in città, lavorando in ufficio davanti al computer per 9/10 ore al giorno, in un'epoca di enorme asocialità, indifferenza e cinismo? Jean-Dominique Bauby, ne Lo scafandro e la farfalla dice: "...le occasioni che non ho voluto cogliere, gli istanti di felicità che ho lasciato volare via...ero cieco e sordo o mi serviva necessariamente la luce di un'infermità per vedere la mia vera natura..." Ma non viviamo già forse in un pesantissimo scafandro che ci paralizza? E se fosse uscito dalla sua malattia, miracolosamente, Bauby sarebbe stato capace di fare tesoro della sua disgrazia passata per vivere meglio la sua vita? Inizialmente forse si, ma poi? Si sarebbe scontrato a poco a poco con l'apatia degli altri e con una parolina, che a pronunciarla sembra piccola piccola, ma in realtà è un macigno: routine. E allora che devo fare? Trasformarmi in un piccolo hippie, diventare naive e dire al mondo che la vita va vissuta, che dobbiamo tutti svegliarci da questa esistenza di sonnambuli e riscoprire altri valori, più importanti ed essenziali? Ma come si fa? Io non so farlo. A volte poi mi chiudo in me e tutti questi bei discorsi colano a picco nel dimenticatoio tra noia e pigrizia. Perchè proprio io dovrei iniziare a fare il primo passo? Sto tanto bene da solo. Certi film mi fanno male, altri malissimo. Voglio andare al mare e vedere solo una distesa di acqua, scogli e fichi. Voglio mangiare un fico appena colto dall'albero. Voglio dormire su un'amaca nel mio giardino di casa ad un passo dalla spiaggia. Voglio vedere case bianchissime. Voglio vederti sorridere tutto il tempo.
venerdì, maggio 30, 2008
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