venerdì, ottobre 20, 2006

Il santone

Giunsi in cima al monte verso sera.
C´era ancora molta luce ed il cielo si stava colorando di un arancione prepotente a cui era impossibile sottrarre lo sguardo. Su questo sfondo, cirri sottili si interesecavano formando ideogrammi di parole dal significato a me sconosciuto. Ma il mio corpo e i miei occhi non erano arrivati sino a li per decifrare messaggi nuvolosi e eterei. No, mi trovavo sulla sommita di quel cono di pietre e terra soltanto per Lui.
Erano anni che ne sentivo parlare. Di quest´uomo incredibile, un santo per qualcuno, un nuovo profeta per altri. Quello che era certo e che costui poteva vedere nel futuro. Si diceva che giungesse i palmi delle sue mani, mignolo contro mignolo, rivolti verso il volto, e guardandoci dentro (forse attraverso), potesse leggere cio che tutti noi possiamo soltanto vivere nel momento in cui accade. Guerre, inondazioni, meteoriti, grandiose scoperte, nascite e morti, tutto questo sembrava nascosto tra le pieghe della sue vecchie mani e una volta all´anno, su quel monte, era possibile incontarlo per sentire cosa aveva da dire. L´incontro aveva luogo nel cuore di un piccolo bosco, in un´area di prato circolare creata dalla curiosa mancanza di alberi. In realta, alla gente non era consentito stare vicino al santone, che da solo occupava il centro della piazzetta di erba, circondato a circa due metri di distanza da un cerchio di candele accese. Di conseguenza la folla di curiosi doveva "accomodarsi" dove iniziava il bosco, cercando di stare con gli orecchi tesi per captare ogni singola irripetibile sillaba del santone che non avrebbe concesso repliche. Dopo che la profezia era giunta al termine, iniziava un frenetico passaparola per tutti quelli che stavano a decine di metri dalla radura, quasi all´inizio del bosco.
Dalla mia posizione riuscivo a scorgere la veste bianca dell´uomo, il cui cappuccio nascondeva quasi completamente il volto. Sembrava immobile, come una statua di cera, con le appoggiate mani sulle ginocchia incrociate. Ai piedi dei sandali consunti. In realtä, guardando meglio, ci si poteva accorgere che l´uomo tremava, quasi impercettibilmente ma tremava tutto. D´un tratto, nel momento in cui le sue mani abbandonarono le ginocchia per congiungersi specularmente, le candele si spensero da sole, come se un unico dolce soffio invisibile le avesse raggiunte. Il buio ci colse tutti alla sprovvista. Ma i brusii della gente cessarono quasi subito, quando sembro chiaro a tutti che il santone stava per pronunciare le prime parole. In un silenzio irreale potevo sentire qualunque fruscio di foglie, ogni leggero ronzio di zanzara, il respiro eccitato e soffocato al tempo stesso dei presenti.
E in effetti, dopo circa dieci minuti in cui il guru mantenne la posizione che vi ho sopra descritto, le sue mani raggiunsero di nuovo le giunture degli arti inferiori, alzo la testa verso il cielo blu elettrico e disse con voce decisa ma roca:
"Il mondo cesserä di esistere quando anche l´uomo partorirä, dal buco del culo".
Le candele si riaccensero nello stesso modo in cui si erano spente, senza preavviso, senza una causa.
Inizialmente non mi accorsi ma presto fu chiaro che tutte le persone attorno a me si stavano torcendo in modo strano, in un unico vagito di dolore. Tutti nello stesso modo, con le mani sulla pancia, lanciando sguardi increduli e sgomenti nel buio circostante. Quando anche io sentii una fitta straziante al basso ventre, seguita dalla percezione che qualcosa che si stava muovendo senza controllo dentro di me, capii esattamente cosa stava succedendo. Persi i sensi nel momento in cui un fulmine, anzi piü di uno, si abbatterono non lontano da noi e la terra cominciö a tremare.

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